Dalla crisi può nascere la Cdu italiana
L'avvitamento della crisi di governo, quale che ne sarà l’esito, per forza di cose più necessitato che voluto, segnala con immediatezza plastica la principale e ormai strutturale anomalia del sistema politico italiano: l’assenza del centro. Per dirla diversamente, al nostro sempre più malandato Paese manca quello che in Germania è rappresentato dalla Cdu, il partito di Angela Merkel. Ci fosse stato negli anni passati e, a maggiore ragione, ci fosse oggi un vero, autonomo e relativamente consistente partito liberal-democratico, che avesse il suo riferimento nel popolarismo europeo, non staremmo nella attuale palude dei veti.
Non dovremmo assistere ai compromessi al ribasso e agli accordicchi senz’anima e senza prospettiva. In realtà, soprattutto nell’evoluzione degli ultimi anni, ci sarebbe Forza Italia a tentare di occupare lo spazio elettorale che chiamiamo centro. Ma, a parte altri nodi tutti da sciogliere (a cominciare dalla mai risolta trasformazione da partito personale a partito in senso classico), il principale ostacolo allo sviluppo indicato per il movimento di Silvio Berlusconi è costituito dall’alleanza ancora organica con la Lega e con Fratelli d’Italia nell’ambito di quello che continuiamo a definire centro-destra.
E’ altrettanto vero che da tempo sia lo stesso leader sia dirigenti come Mara Carfagna e Renato Brunetta sia, dietro le quinte, autorevoli e influenti consiglieri, come Gianni Letta, hanno manifestato e sollecitato a più riprese la spinta verso un partito compiutamente europeista e popolare, lontano dal raggio di azione del sovranismo di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Il punto è che questo processo, nei passaggi-chiave, continua a procedere per stop and go, con aperture sostanziali, ma anche con rapidi rientri nell’alveo della coalizione originaria. Ma è evidente come, prima o poi, qualche forma di strappo sarà inevitabile e sarà anche auspicabile.
A favorirlo potrà essere "anche" e soprattutto la prospettiva del possibile cambio della legge elettorale con il ritorno a un sistema proporzionale, tanto più utile dopo il taglio del numero dei parlamentari per evitare una rappresentanza mutilata.
A quel punto, dentro la ricomposizione del sistema delle forze politiche, non è peregrino immaginare che anche l’Italia possa avere la sua Cdu, costruita attorno alla vecchia Forza Italia (e comunque al suo elettorato) e a quello che si presenta oggi come il ginepraio di iniziative, movimenti e cespugli centristi.
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