Cirino Pomicino: «Di Maio deve studiare tanto, Renzi è arrogante». Poi dà la sferzata a Conte
«Conte deve capire che non esiste un premier per tutte le stagioni. Ognuno fa quello che dovrebbe fare l’altro, è tutto alla rovescia. La crisi politica l’ha gestita il premier, a cui spettano le dichiarazioni programmatiche. E la parte programmatica la stanno facendo i partiti, che invece dovrebbero affrontare la crisi politica». Lo afferma, alla Stampa, Paolo Cirino Pomicino. «I partiti dimostrano una debolezza assoluta. Non sono in grado di affrontare la sfida, arretrano rispetto alle loro funzioni. E non parlo del Movimento 5 stelle, che non è un partito e, per di più, è in dissoluzione. Mi riferisco soprattutto al Pd, che dovrebbe svolgere il ruolo di garanzia per la tenuta del Paese, un tempo affidato alla Dc. Non è in condizione di farlo».
Cirino Pomicino dà le pagelle
Zingaretti «è una brava persona», precisa. «Ma non ha il physique du rôle. Non ha la capacità di guidare un partito fondamentale per l’attuale assetto politico, in una situazione così complicata». Renzi invece, ha un «grande talento politico, troppo spesso sciupato a causa della sua antica arroganza. C’è sempre la speranza che migliori, prima o poi». Di Maio «deve ancora studiare tanto. La verità è che non ci si improvvisa ministri, servono anni di attività legislativa, esperienza sul campo. Non basta suonare il campanello da vicepresidente della Camera».
«Conte decida chi è»
Quanto a Giuseppe Conte, prosegue Cirino Pomicino, «deve prima decidere chi è. È un uomo del Movimento 5 Stelle? Allora si regoli di conseguenza. Può continuare a fare politica, magari come leader, anche se ora dovesse essere costretto a lasciare Palazzo Chigi. E poi deve capire che non esiste un premier per tutte le stagioni. Con i governi della Dc i presidenti del Consiglio cambiavano. Magari uno da Palazzo Chigi si spostava in un ministero di peso e lasciava il posto a un altro. Può essere una soluzione anche ora».
Cirino Pomicino e… i manicomi
«Io credo che si possa andare avanti con questa installazione, magari con un premier diverso. Il tema vero è che una crisi ha senso solo se poi c’è un segno di discontinuità. O lo fai nella composizione della maggioranza o lo fai con un cambio del premier. Altrimenti è il caso di riaprire i manicomi, abbiamo solo buttato un mese, abbiamo scherzato. E poi i problemi restano, questa crisi non è dovuta ai capricci di Renzi. Lui l’ha solo accelerata, ma nessuno è stato capace di frenarla».
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