Morto dopo essere entrato nell'ambasciata. Gli investigatori dell'Uruguay: "Luca Ventre portato vivo in ospedale"
Luca Ventre, l'imprenditore di 35 anni morto il primo gennaio scorso a Montevideo, in Uruguay, era ancora vivo quando, dopo aver scavalcato il cancello dell'ambasciata italiana ed essere stato immobilizzato per più di venti minuti da un addetto alla vigilanza, fu portato in stato di incoscienza al pronto soccorso della capitale. La circostanza è stata resa nota dalle autorità della Fiscalìa di Montevideo al pm di Roma Sergio Colaiocco nel corso di un vertice organizzato ieri in videoconferenza per fare il punto della situazione. I magistrati uruguayani, che procedono ipotizzando a carico di ignoti una fattispecie di reato colposa, sostengono infatti di essere in possesso di altri video che proverebbero che Ventre fosse ancora in vita al momento di essere affidato ai medici.
La salma di Ventre, che la procura di Roma vorrebbe a disposizione quanto prima per poter eseguire l'autopsia, non sarà per il momento consegnata al nostro Paese. La fiscalìa deve completare gli accertamenti medico-legali e tossicologici che richiedono altro tempo: il sospetto di chi indaga in Uruguay è che Ventre sia deceduto per un mix di cocaina (che avrebbe assunto in ingente quantità nei giorni che hanno preceduto la morte) e farmaci che gli sarebbero stati dati al pronto soccorso. A peggiorare il quadro - secondo le indagini svolte dalla magistratura uruguayana - anche le già precarie condizioni di salute dell'uomo che aveva problemi di natura cardiaca.
La procura di Roma, che avrà un prossimo incontro a distanza con gli omologhi di Montevideo entro un paio di settimane, ha per ora ipotizzato il reato di omicidio preterintenzionale a carico di ignoti, affidando al Ros una serie di accertamenti. I video al momento a disposizione dei nostri investigatori riprendono Ventre saltare dopo le 7 del primo gennaio il muro della rappresentanza diplomatica italiana perchè vuole parlare con un funzionario al quale chiedere aiuto per essere rimpatriato: temeva di essere sequestrato. L'uomo, come testimoniano i filmati delle telecamere di sorveglianza, viene immobilizzato da due della sicurezza e tenuto a terra per 22 minuti, in particolare, da un vigilante che gli preme un braccio contro il collo fino a quando Ventre sembra non muoversi più. Da lì a poco il trasferimento in ospedale, distante appena 4 chilometri, e la dichiarazione di avvenuto decesso alle 8.30. Per la famiglia, Ventre è morto in ambasciata come conseguenza del placcaggio. La Fiscalìa dice di no.
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