Fatto? Niente.

 

Comitato per le questioni degli italiani all'estero

Attività

Missione in Venezuela

17-25 gennaio 2005

Dopo l'aspra crisi politica che ha caratterizzato gli ultimi anni, nel Paese regna la calma, qualcuno dice una calma apparente. E l'economia é tornata a crescere. Ma se è vero che l'economia è cresciuta di quasi il 20 per cento, non si può dimenticare che il PIL, negli anni scorsi, aveva subito una caduta brutale, superando anche il 9 per cento nel 2002. Restano quindi i problemi: la disoccupazione colpisce più del 15 per cento della popolazione; l'economia sommersa, che in Venezuela non é certo fonte di ricchezza, occupa più del 50 per cento dei venezuelani in età produttiva e l'inflazione é ancora troppo alta (19 per cento).

Questa è, oggi, la realtà del Paese nella quale vive e lavora la nostra Collettività, costituita per lo più da imprenditori piccoli e medi.

Le grandi industrie, le opere che realizzano i consorzi italiani presenti nel Paese sono una parte, seppure molto importante, della realtà imprenditoriale italiana e italo-venezuelana, che nasconde una fitta rete di piccole industrie che rappresentano il tessuto produttivo che permette di creare benessere. E sono proprio queste le aziende penalizzate dalla crisi politico-istituzionale che vive il Venezuela. Alcuni imprenditori, dopo anni di sacrifici, sono stati costretti a chiudere le proprie aziende; altri, invece, a ridurre drammaticamente produzione e personale; altri ancora, a cambiare settore produttivo. Non manca chi ha perso tutto.

L'indigenza, in una Collettività fino a ieri considerata tra le più fortunate del Continente, cresce in maniera preoccupante. Sono tanti i connazionali con passaporto italiano in difficoltà economiche. E lo sono anche coloro che, pur non avendo più il passaporto italiano, conservano tuttora saldi vincoli affettivi e culturali con la madrepatria. Non bisogna abbandonarli nella disgrazia.

Il livello di vera e propria indigenza può essere desunto dal numero di coloro che ricorrono con regolarità al sussidio ordinario dell'Ufficio consolare di riferimento, il cui massimale corrispondeva nel 2004 a 1030 Euro. Negli anni scorsi ha beneficiato di sussidio ordinario diretto, sommando i dati delle circoscrizioni di entrambi gli Uffici consolari operanti a Caracas e a Maracaibo, una media di 1000 persone all'anno.

Occorre anche considerare coloro i quali beneficiano di forme indirette di assistenza, cioè le persone che chiedono sussidi straordinari per fronteggiare situazioni di temporanea indigenza, e quelle che si rivolgono alle associazioni assistenziali ed ai relativi ambulatori. Si tratta, in tali casi, di individui i quali, pur non versando in condizioni di grave indigenza, vivono tuttavia un notevole disagio economico.

In conclusione, i dati disponibili indicano che circa duemilacinquecento italiani, cioè circa l'1% della collettività, beneficiano di aiuti diretti oppure indiretti tramite le Associazioni.

E' necessario poi sottolineare due aspetti.

In Venezuela risultano complessivamente iscritti alle anagrafi dei due Consolati 132.000 cittadini italiani rispetto a circa 2 milioni di oriundi. Tuttavia il numero di italiani è molto maggiore, in quanto molti italiani del Venezuela vivono una parte dell'anno in Italia e altri ancora non si sono mai registrati all'AIRE.

Inoltre bisogna considerare che parecchi italiani, nati nel nostro Paese e poi emigrati in Venezuela, dovettero rinunciare alla loro cittadinanza italiana e naturalizzarsi venezuelani allo scopo di poter svolgere un'attività lavorativa, poiché le leggi in vigore allora non permettevano la doppia cittadinanza. Solo con la nuova Costituzione di Chávez (1999) è stata prevista la doppia cittadinanza. Di conseguenza, esistono moltissimi venezuelani (nati in Italia e poi naturalizzatisi venezuelani, oppure nati in Venezuela ma di origine italiana) che versano in condizioni di indigenza, ma non possono essere in alcuna maniera aiutati dai Consolati poiché non sono cittadini italiani. Nasce da qui la richiesta forte della comunità affinché vengano riaperti i termini di legge per il riacquisto della cittadinanza italiana.

Gran parte degli indigenti che si rivolgono ad Associazioni Assistenziali quali la Missione Cattolica Italiana sono cittadini di sola nazionalità venezuelana, ai quali non viene negato aiuto, ma che non potrebbero certamente essere beneficiari di aiuti diretti individuali gravanti su un Capitolo di bilancio dello Stato, che ammette questo tipo di aiuti diretti specificamente per cittadini italiani. In ogni caso, stando a quanto affermato dal Consolato, la Missione Cattolica Italiana ha beneficiato di numerose forme di aiuto da parte di entità private, come pure di contributi importanti derivati da eventi di beneficenza appositamente organizzati dall'Ambasciata.

E' stato anche affrontato il problema della restituzione all'erario di somme a valere sul Capitolo dell'assistenza per l'esercizio finanziario 2003.

Effettivamente i due Consolati di Caracas e Maracaibo hanno restituito all'erario circa 50.000 Euro ciascuno a valere sui Capitoli di bilancio dello Stato a favore dei connazionali indigenti residenti all'estero per l'esercizio finanziario 2003.

I Consolati hanno però precisato che i suddetti valori si riferiscono unicamente ai fondi destinati all'assistenza diretta, i cui beneficiari sono gli indigenti sul piano individuale, ciascuno dei quali non può ricevere a norma di Circolare più di 1030 Euro, a meno che il Ministero non conceda specifica autorizzazione. Risultano invece esauriti i fondi per l'assistenza indiretta, che viene erogata tramite le Associazioni e gli Enti che operano nel settore sociale. Gli importi restituiti ammontano in totale a circa il 10% del finanziamento complessivamente erogato ai due Consolati nel 2003. C'è infine da tener presente non è stato possibile utilizzare i fondi destinati alla realizzazione di una Casa per Bambini Orfani, in quanto è venuto a mancare il consenso dell'Associazione interessata sulla scelta della sede.

Va inoltre aggiunto che nell' autunno del 2003 si è verificata una svalutazione del bolívar del 20%, talché i Consolati si sono trovati con una disponibilità di fondi in valuta locale superiore del 20% rispetto alle originarie previsioni di spesa.

L'Ambasciata ha tenuto a dichiarare che i Consolati non hanno mai, in nessun caso, respinto alcuna domanda di aiuto loro avanzata dai connazionali - che si sono rivolti direttamente ai Consolati o che sono stati segnalati dalle Associazioni - né si sono mai rifiutati di procedere al rimpatrio di quei connazionali che, per ragioni di disagio economico oppure di salute, hanno fatto richiesta di rientrare in Patria con la concreta possibilità di essere accolti dalle famiglie di origine o da Case di Riposo per anziani, e di ricevere una pensione di invalidità o di vecchiaia. Al contempo i Consolati, come stabilito dalla vigente normativa, si sono astenuti dall'elargire sussidi a pioggia, e hanno piuttosto indirizzato con oculatezza i loro sforzi a favore dei connazionali che si trovano in situazioni di effettivo disagio e bisogno.

Per quel che riguarda l'esercizio finanziario 2004, anche grazie all'opera di vigilanza e controllo svolta dall'Ambasciata, non soltanto non è stata restituita alcuna somma all'erario, ma è stato anche interamente speso un finanziamento integrativo di 40.000 Euro erogato dal Ministero alla fine dell'anno.

Un altro problema fortemente sentito dalla Comunità è quello dei sequestri di persona. Il fenomeno ha assunto in Venezuela proporzioni allarmanti, in quanto negli ultimi tre anni si sono verificati oltre 400 casi, dei quali più del 10% ai danni di cittadini italiani.

In ragione della gravità del fenomeno, l'Ambasciata ha chiesto ed ottenuto nel 2004 l'invio di una missione di due funzionari di polizia specializzati nella lotta ai sequestri di persona a scopo di estorsione, il Col. dei Carabinieri Franco Fantozzi ed il Vice Questore Filippo Bonfiglio. I due funzionari hanno operato in Venezuela per cinque mesi (in aprile e maggio, e da settembre a dicembre). Il loro lavoro ha favorito la soluzione di dieci casi e si è articolato su tre versanti: assistenza alle famiglie dei rapiti nelle trattative con i malviventi; riunioni operative con le locali Autorità di Polizia, ed in particolare con i responsabili dei "Gruppi Anti Estorsione e Sequestro" della Guardia Nazionale venezuelana; incontri con le comunità italiane ed italo-venezuelane, ed in particolare con i connazionali esposti al rischio sequestri.

La Comunità italiana in Venezuela invoca con insistenza che venga istituito presso l' Ambasciata un ufficio permanente di collegamento della Polizia, al quale potrebbero utilmente rivolgersi sia gli italiani che si trovino a fronteggiare problemi di sicurezza (in primo luogo i sequestri) sia le forze dell'ordine venezuelane. L'Ambasciata si è attivata nella direzione richiesta dalla Comunità - rinnovo della missione per l'inizio dell' anno, nella prospettiva dell' istituzione di un Ufficio Permanente - poiché si ritiene indispensabile proseguire i contatti, i metodi di lavoro e le sinergie operative che sono stati utilmente messi a punto nei cinque mesi di missione.

Quanto alle questioni della scuola, la visita della Codazzi e l'incontro con i responsabili dell'Ente gestore sono stati particolarmente utili per comprendere i problemi. La Fondazione Codazzi ospita due processi di formazione separati, uno italiano ed uno venezuelano; il primo con il contributo e la supervisione del Governo italiano, come unica scuola italiana nel Paese. La Comunità italiana in Venezuela, di cui la Codazzi dovrebbe essere l'espressione, sembra aver investito poco negli ultimi anni sui propri giovani, sembra aver perso il contatto con la propria formazione, con la propria scuola e, in tal modo, ha forse perso un'occasione di identità. Secondo quanto ha affermato il Presidente dell'Ente gestore della scuola italiana, Guido Brigli, per molto tempo ha prevalso la tesi della conservazione, senza tener conto delle trasformazioni che viveva il Paese e dell'evoluzione dei rapporti tra la comunità residente e la madrepatria. Prova di tale distacco è stata la vertiginosa caduta degli iscritti valutabile intorno al 40 per cento. La nuova dirigenza della scuola, preso atto di questo distacco tra l'istituzione scolastica e il mondo che la circondava, ha impostato un processo di aggiornamento e di modernizzazione della Scuola Codazzi, in continuità con lo spirito dei fondatori dell'istituzione stessa. Uno dei motivi della crisi della scuola italiana in Caracas è stato il tentativo di realizzare un programma biculturale (italiano e venezuelano) molto oneroso ed in antitesi con i concetti di integrazione e sviluppo che hanno caratterizzato l'impostazione degli esordi della scuola e che ha penalizzato in particolare la scuola materna e quella elementare, veri e propri bacini di utenza della scuola, il servizio fondamentale per la Comunità. La riforma della scuola, secondo gli auspici del suo Presidente, deve partire da una maggiore e migliore attenzione al momento della scelta del percorso e delle opportunità per le giovani generazioni.

Una scuola materna sempre più aperta per i più piccoli ma già orientata agli strumenti ed ai metodi più moderni ed una scuola elementare preparatoria ad una formazione integrale e questo è il "messaggio" che il giovane Presidente dell'Ente gestore Codazzi intende dare per la nuova impostazione. E' necessario che la Comunità italiana prenda in considerazione non solo gli schemi ed i percorsi tradizionali di istruzione, ma consideri anche gli aspetti più moderni ed i vantaggi tanto dell'educazione scolastica italiana quanto della formazione professionale, in un sistema che abbia al centro la cultura e come meta la creazione di opportunità. Ci si deve impegnare per migliorare la capacità delle nostre scuole di trasmettere e rinnovare il patrimonio culturale di cui il nostro Paese è ricco.

Il bilancio della missione è fortemente positivo.

La delegazione parlamentare è giunta in Venezuela con l'obiettivo primario di rapportarsi con i residenti italiani e non solamente con il Paese ospitante (anche se ovviamente non sono potuti mancare i rapporti politici bilaterali). La visita ha toccato realtà diverse del Paese e non solo la capitale che, forse, risulta essere troppo polarizzata, influenzata da troppe lobby in ogni occasione e soprattutto quando si verificano visite importanti.

Nella nostra visita, nei nostri colloqui, incontri e visite abbiamo anche cercato di influire sul modo di rapportarsi della Comunità con le istituzioni locali, Ambasciata, Consolati, e tutti i servizi dello Stato italiano nel paese.

La delegazione ha cercato di dare agli incontri un taglio pragmatico che ha permesso di approfondire le questioni più gravi come l'assistenza sociale e l'assistenza sanitaria.

La delegazione ha cercato di ridimensionare alcune strumentalizzazioni di eventi puntuali e, a volte, la radicalizzazione delle posizioni, dando la giusta dimensione e riportando al proprio ruolo ogni interlocutore, riconoscendo inoltre le difficoltà che le istituzioni italiane in loco hanno dovuto affrontare nei difficili equilibri della crisi esistente, compresa la scarsità di risorse e la rigidità delle burocrazie e delle leggi italiane.

La visita, con la molteplicità dei suoi incontri, ha permesso di prendere atto della considerazione in cui è tenuto il nostro Paese e la nostra Collettività, e di apprezzare alcuni esempi di eccellenza dell'attività svolta da imprese italiane in Venezuela.

Il Comitato non solo ha incontrato i rappresentanti della Collettività italiana, ma la sua presenza ha spesso creato l'occasione per un riavvicinamento della Collettività alle Autorità locali, alle Istituzioni venezuelane, permettendo anche di condividere con tutte le parti un panorama sull'attuale situazione politica del Venezuela.

Certamente la visita del Comitato ha contribuito al miglioramento ed al rasserenamento dei rapporti bilaterali e di convivenza locale, tra la Collettività e le Istituzioni venezuelane, fronte sul quale da tempo è impegnata l'azione della nostra Ambasciata.

É questo un risultato politico importante che può contribuire al miglioramento dello status sociale ed economico della Comunità italiana in Venezuela. Le visite sul territorio ed i contatti con le autorità venezuelane, infatti, lungi dal togliere spazio ai connazionali, sono stati tali da rafforzare l'immagine, le capacità, la potenzialità della Colletività italiana residente quale espressione e contributo di un paese amico, fondamentale nei rapporti internazionali, economici e politici, del Venezuela. Questo é stato un grande risultato della missione ed un importante contributo alla serenità della comunità residente.

L' altro aspetto della visita del Comitato riguarda la definizione e la priorità degli interventi da effettuare in Italia e dall' Italia: il Comitato ritiene necessario sollecitare il prosieguo dell'iter di esame delle proposte legislative in materia di assegno di solidarietà per i cittadini residenti all'estero e di riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza (per la quale é necessaria la sensibilizzazione ed il contributo dei comuni italiani). É stato evidenziato che una migliore applicazione della legge attualmente in vigore ed una riapertura circoscritta dei termini per il riacquisto della cittadinanza, consentirebbe tra l'altro quel riscatto dei periodi di lavoro all'estero che potrebbe avere un utile impatto sulla riduzione dei problemi sociali. Sul problema dell'assistenza sanitaria, pur riconoscendo la totale competenza delle Regioni, si ritiene opportuno studiare delle soluzioni, magari sulla scorta delle esperienze intraprese da altri Paesi come, per esempio, la Spagna.

Quello con la madrepatria é un rapporto di simbiosi che non può essere perturbato dall'assistenzialismo, da recriminazioni, da miope radicalizzazione di situazioni di disagio che, seppur esistono, non possono costituire motivo di contesa tra cittadini ed istituzioni.

Lo sviluppo ed il supporto alla comunità italiana in Venezuela devono essere sostenuti dalla crescita dell'interscambio, da un reale valore per il Sistema Italia nel suo complesso, da una stretta correlazione tra l'economico ed il sociale.

Il problema non è che i nostri connazionali non stiano o non si sentano soli, ma è che i nostri connazionali debbono sentirsi integrati e consapevoli, tanto dei problemi quanto della forza nazionale, che si sentano e siano partecipi degli attuali sforzi italiani di rilancio del Sistema Italia, obbiettivo che porterebbe importanti benefici diretti ed indiretti all' intera collettività.

L'accoglienza ricevuta dal Comitato da parte delle Autorità venezuelane, poi, dimostra l'interesse e la forte attenzione del Venezuela per l'Italia e la Collettività italiana presente in Venezuela.

Ciò rappresenta un segnale interessante sulla strada della migliore collaborazione tra lo Stato venezuelano e la Comunità italiana, dopo lo strappo avuto durante la recente crisi politica.

E' però necessario che gli italiani acquistino maggiore consapevolezza della necessità di partecipare più attivamente alla vita politica del Venezuela e non solo a quella sociale ed economica.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettera aperta al signor Luigi di Maio, deputato del Popolo Italiano

ZZZ, 04.07.2020 C.A. deputato Luigi di Maio sia nella sua funzione di deputato sia nella sua funzione di ministro degli esteri ...