3 Ottobre 2020
OMS di Tenebra
Se nel romanzo Cuore di Tenebra si rimane turbati dalle descrizioni di uomini sfruttati come bestie, svuotati della loro umanità, adesso l’imperialismo descritto da J. Conrad e celato dietro il buonismo degli aiuti umanitari presenta i nuovi scenari,che vedono protagoniste donne congolesi vittime di abusi sessuali da parte dell’OMS. Lo scorso martedì l’organizzazione no profit New Humanitarian e la Thomson Reuters Foundation hanno pubblicato i risultati di un’indagine durata oltre un anno. L’accusa di sfruttamento in cambio di posti di lavoro coinvolge quindi operatori umanitari e medici attivi nella Repubblica Democratica del Congo durante la lotta contro l’Ebola.
Le donne sarebbero state costrette a fornire sesso in cambio di lavori in uffici di reclutamento, ospedali, cucine e come addette alle pulizie. Le vittime si dividevano così in due gruppi: chi accettava la sottomissione veniva pagato ben oltre la media del luogo, chi si rifiutava, invece, si vedeva stracciato il contratto di lavoro. La vicenda coinvolge anche il ministero della Salute che, però, tramite il ministro Eteni Longondo, sostiene di non essere mai stato informato dei fatti, sebbene le donne abbiano dichiarato che gli sfruttamenti erano diventati una pratica talmente normale da essere considerati un «passaporto per il lavoro». A confermare i racconti sono stati anche gli autisti delle agenzie umanitarie che accompagnavano le vittime presso case, uffici e hotel come fossero merce di scambio. I Paesi coinvolti al momento sono Belgio, Canada e Francia oltre alle nazioni africane di BurkinaFaso, Guinea e Costa d’Avorio, ma non si esclude la possibilità che anche altri Stati possano emergere dalle indagini ancora in corso. L’inchiesta si è incentrata soprattutto sulla città nord-orientale di Beni, epicentro dell’epidemia di Ebola nel 2018 dove l’OMS aveva inviato migliaia di membri del personale, così come avevano fatto i cooperanti di World Vision, UNICEF e l’organizzazione medica ALIMA. La situazione riecheggia gli stupri da parte delle truppe di mantenimento per la pace emersi durante i conflitti in Bosnia negli anni ’90, così come ritorna lo scandalo Oxfam ad Hiati nel 2011. Eppure non è la prima volta che si parla si corruzione e abusi nelle case di organizzazioni come l’International Rescue comittee, UNICEF, ONU, Nazioni Unite, Unchr e Oim, spesso protagoniste di omertose attività venute alla luce solo dopo lunghi anni di indagini e ancora in parte rimaste impunite.
Il paese maggiormente colpito è la Repubblica Centroafricana che, solo nel 2017, aveva visto implicati caschi blu e personale ONU in trentuno episodi di violenza. E ancora, nel 2016 erano stati segnalati oltre ottanta casi di violenze sessuali da parte di peacekeepers e altre sessantacinque con protagonisti operatori civili. Medici Senza Frontiere non rimane esclusa, e nel 2017 aveva preferito assegnarsi un autogol prendendosi le responsabilità del caso di 146 segnalazioni di abusi sessuali e promettendo che i responsabili avrebbero pagato. Risultato: 19 licenziamenti. Si tratta di un sistema che vacilla sempre di più e che evidenzia tutta la fragilità del terzo settore, incapace di frenare la contaminazione dei crimini dei diritti civili ormai dilagata in quasi tutto l’organismo. Non è possibile fare di tutta l’erba un fascio, i dubbi non possono riferirsi a tutti i membri delle agenzie, ciò nonostante le migliaia di denunce – che sarebbero solo una parte di quelle che ancora devono trovare giustizia, se non una parte di quelle non ancora emerse – rischiano di far crollare la credibilità del lavoro umanitario e degli eccellenti risultati fino ad oggi ottenuti. Si parla comunque di un settore mondiale all’interno del quale le situazioni non sono gestite con trasparenza, in cui le denunce vengono omesse dai vertici che risolvono i crimini con semplici licenziamenti e dove la legge del silenzio soffoca il senso morale e civico. Dunque ritorna la domanda che l’Inghilterra si pose sul caso Oxfam: «Tu che non sei in grado di gestire le situazioni al tuo interno, che credibilità hai per intervenire?» Perciò il ripetersi della storia non diviene più un rischio, ma una certezza.
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