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FARNESINA: EX AMBASCIATORE ANTONIO MORABITO AL CENTRO DI UN’INCHIESTA PER CORRUZIONE E SPIONAGGIO

09-11-2019 15:25 - Farnesina
L’amb. Antonio Morabito
GD - Roma, 9 nov. 19 - Avrebbe fornito informazioni riservate su aziende italiane favorendo, in particolare, il “cosiddetto shopping aziendale cinese” in Italia, in cambio di bonifici bancari regali e viaggi. Con questa accusa, l'ex ambasciatore italiano nel Principato di Monaco, Antonio Morabito, 64 anni, attualmente alle dipendenze della direzione generale della Farnesina per la Promozione del Sistema Paese, è al centro di quella che viene descritta dalla stampa italiana come “una sistematica opera di corruzione” avvenuta tra il 2016 e il 2017.
Con il diplomatico, sono cinque le persone coinvolte: il faccendiere Angelo Di Corrado, il commercialista Marco Gianneschi e l'avvocato Cui Xu Cheng per i rapporti verso la Cina; gli imprenditori Nicolò Corso e Vincenzo Di Grandi per le informazioni che Morabito avrebbe fornito per favorire contatti con le autorità di alcuni Paesi dell'Africa settentrionale.
​Antonio Morabito, 64 anni, è stato ambasciatore d'Italia a Monaco dal 2010 al 2015. Entrato nella carriera diplomatica nel 1986, ha prestato servizio in numerose siti esteri, dall'Indonesia all'Argentina, e sia a Palazzo Chigi che alla Farnesina, prima di essere nominato ambasciatore nel Principato, durante il quale ha portato a termine l'importante accordo bilaterale di scambio di informazioni in materia fiscale e bancaria.
​Dal 2015 è al settore comunicazione della Direzione generale del Sistema Paese a Roma. L'indagine, affidata al PM Giuseppe Deodato e svolta della Guardia di Finanza, mostrerebbe che Morabito, che per il proprio incarico e per i rapporti privilegiati costruiti all'interno del ministero dello Sviluppo Economico, avrebbe fornito notizie riservate su marchi del lusso, come Versace e Ferrari, società sportive, centri clinici, complessi alberghieri, industrie tessili. Ed anche, scrivono i giornali italiani, indiscrezioni per “i cinesi interessati ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto della Huawei”.
Morabito avrebbe in particolare fornito informazioni da lui acquisite “anche in ragione della partecipazione, quale rappresentante italiano, al Forum on global production capacità svolto in Cina nel giugno 2016, e si sarebbe interessato “per far arrivare le delegazioni in Italia”.
​In cambio, secondo l'avviso di conclusione delle indagini citato dai giornali, il diplomatico avrebbe ricevuto bonifici mensili di entità compresa tra i cinquemila e i settemila euro, regali, viaggi e una serie di altri bonifici.
​L'inchiesta avere rivelato anche un interessamento di Morabito per Paesi africani come il Senegal, Gambia, Costa d'Avorio, Mali.
Intanto si è appreso che la Procura della Repubblica di Roma ha chiuso l'inchiesta in cui è indagato Antonio Morabito. Il diplomatico avrebbe ricevuto denaro in contante, una retribuzione mensile tra i 5 e i 7 mila euro, bonifici bancari, regali, viaggi, carte prepagate ed altre «utilità» in cambio di informazioni su società italiane di livello internazionale, come Versace e Ferrari, ma anche su società sportive come il Reggina Calcio, centri clinici, complessi alberghieri, industrie tessili.
Notizie «esclusive e riservate» che avrebbe girato ad alcuni intermediari che curavano per alcuni investitori cinesi il loro «shopping aziendale». I fatti, su cui ha indagato la Guardia di Finanza, risalgono ad un periodo compreso tra il 2016 e il 2017. Morabito avrebbe preparato schede su almeno otto aziende, acquisendo le notizie al Ministero Economia e Finanze grazie alle sue conoscenze. È inoltre accusato di aver raccolto indiscrezioni per «i cinesi interessati ad acquistare tecnologia italiana nel settore delle telecomunicazioni per conto della Huawei». E «nell'area di interesse - scrivono i quotidiani - rientravano anche le infrastrutture e aziende controllate dallo Stato, come Enel».

di Carlo Rebecchi


Fonte: Carlo Rebecchi

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