FB ha diritto a tutto e voi non avete diritto a un c....

 

Post virali I deliri dei gruppi Facebook e Telegram che inneggiano alla stop della quarantena

Tra fine marzo e inizio aprile, sui due social sono nate diverse pagine che incoraggiano a ribellarsi contro il lockdown. Per loro l’emergenza coronavirus è solo una truffa colossale

Pixabay

Nelle «piazze virtuali» del web, unici spazi di aggregazione frequentabili nelle settimane di lockdown, c’è chi, in queste ore, scalpita per le restrizioni anti-coronavirus. Tra la fine di marzo e il mese di aprile, su Facebook sono nati diversi gruppi e pagine che, spesso rifacendosi ai concetti di «libertà», «sovranità» e ai valori costituzionali, nel migliore dei casi si sono fatti collettori della frustrazione degli utenti, nel peggiore li incoraggiano a ribellarsi. 

Uno di questi gruppi, nato il 10 aprile scorso e che raccoglie più di 3000 membri, sotto un’immagine di copertina in cui campeggia la bandiera italiana e un passo dell’art. 1 della Costituzione («la sovranità appartiene al popolo»), usa lo slogan «Diciamo stop alla quarantena in Italia» e l’hashtag #iorestolibero per farsi portavoce di alcune di queste istanze. Tra le regole per parteciparvi, quella di accettarne «la filosofia», di condividere il pensiero secondo cui «tutto questo è anticostituzionale» e non esiste una vera emergenza che giustifichi la violazione dei diritti umani», oltre a un richiamo agli standard di «gentilezza e cortesia» a cui devono attenersi le interazioni. 

All’interno, come avviene in diversi altri gruppi della medesima ispirazione, a proliferare sono tesi del complotto, cospirazioniste e vicine all’universo no-vax. C’è chi si domanda se «si può chiedere il risarcimento danni per privazione della libertà personale», e qualcuno che vagheggia di portare la questione sul tavolo della «Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità per uso vaccini, scie chimiche ecc.».

E avverte: «Dobbiamo essere uniti perché cercheranno di dividerci». C’è chi diffonde presunte password e indirizzi e-mail della «Bill & Melinda Gates Foundation», e di altre istituzioni come «WHO, WUHAN INSTITUTE, WORLD BANK, CDC, NHI», che, secondo quanto riporta il Site Intelligence Group e i media americani, sarebbero state hackerate da estremisti di destra (ma non è ancora chiaro se il materiale sia autentico).

C’è chi cita Pertini: «Battetevi sempre per la libertà», e chi grida a una «Bibbiano 2.0» commentando l’iniziativa annunciata dal sindaco di Milano Beppe Sala, in collaborazione con la cooperativa La Cordata, che mette a disposizione una struttura per ospitare i bambini figli di malati Covid: «Stanno escogitando qualcosa, sta a ognuno di noi reagire con i pugni», commenta qualcuno; «vogliono fare obbligatoria la vaccinazione per l’influenza per i bambini», nonostante «ci siano studi che dicono che possono avere più probabilità» di «prendere il coronavirus», afferma qualcun altro.

C’è poi chi condivide video che attesterebbero la «tranquillità degli ospedali» nei giorni della crisi,  a dimostrazione che «l’emergenza coronavirus è una truffa colossale», che «nessun medico può esporsi direttamente, pena la perdita del lavoro e la radiazione», e che «in Italia, si è instaurato un regime che minaccia chiunque gli si opponga. Il mondo è pieno di ospedali vuoti».

Tra gli utenti circola anche un video del dottor Stefano Montanari, noto per le sue battaglie contro le sostanze contaminanti nei vaccini, eloquentemente intitolato «Un golpe chiamato Covid». Insomma, c’è un po’ di tutto.

Ma c’è persino chi si organizza legalmente «per far valere» i propri diritti in tutte le sedi preposte, se necessario «anche internazionali». A rappresentare tali istanze, si annuncia in un post, l’avvocato Edoardo Polacco, che, sui propri canali social, promette di aiutare i cittadini a «difendersi con la legge in mano» in riferimento a «multe, app, vaccini, controlli».

Per partecipare all’iniziativa, che – viene spiegato nel gruppo – pare riguarderà primariamente la «tracciabilità con l’app» Immuni e «il vaccino obbligatorio», gli interessati sono invitati a entrare in un canale Telegram, dove, tra le altre cose, si organizza una raccolta di contributi volontari (si parla di 20 euro a testa) per avviare le azioni legali.

In altre piazze «virtuali», diversi cittadini multati per aver violato le disposizioni condividono le proprie esperienze e si scambiano consigli su eventuali ricorsi. Si prendono a modello le manifestazioni contro il lockdown organizzate in alcuni Stati americani. Circola anche un’immagine del premier Conte ammanettato e scortato dai Carabinieri, intitolata «Fase 3».

C’è persino un sito internet, che nella presentazione si descrive come «una provocazione per attirare attenzione e per far riflettere». «La sua creazione», si legge, è ispirata dalle «dichiarazioni di personaggi illustri nel mondo della ricerca medica e nel mondo del giornalismo di informazione alternativa che con dati e numeri alla mano dimostrano l’inconsistenza della Pandemia dichiarata dall’OMS e sostenuta dal Comitato Scientifico Nazionale»: e «se la Pandemia è davvero infondata, significa che una moltitudine globale è sotto restrizione e chiusa in casa» sulla base di un «infondato allarme».

E tra i contenuti condivisi, ci sono quelli, ancora una volta, del dott. Stefano Montanari e del dott. Shiva, noto in queste ore per aver diffuso teorie cospirazioniste sul lockdown negli Stati Uniti, descritto, in sintesi, come una manovra del «Deep State», di Big Pharma e dell’industria dei vaccini.

Dalle parole ai fatti, poi, il passo è piuttosto breve. In certi gruppi si invitano gli utenti a scendere in piazza fisicamente – violando quindi le misure di lockdown –, attraverso la creazione di alcuni eventi Facebook. Uno di questi eventi, previsto per ogni giorno tra il 15 e il 18 aprile scorsi e organizzato da «Popolo Libero Firenze», incoraggiava le persone a ritrovarsi «in tutte le piazze» in difesa «della costituzione e delle nostre libertà». «In uno stato di falsa pandemia, che ha comportato un abuso di potere e l’umiliazione di milioni di persone, uscire dalle nostre case», si legge, «oltreché un sacrosanto diritto è un dovere».

E se tale invito deve essere stato un flop, visto che gli interessati erano circa una decina di persone, maggiore circolazione stanno avendo altre iniziative previste per il 25 aprile, ribattezzato dagli utenti «il nuovo 25 aprile»: lungi dal ricordare la Liberazione dal nazifascismo, insomma, tra Facebook e Telegram ci si organizza per la liberazione dal lockdown e dalle restrizioni vigenti.

Diversi canali invitano gli utenti a scendere in strada alle ore 17 per «manifestare il nostro dissenso per la dittatura che ci hanno imposto». In uno di questi si avverte che, «a causa di troppi attacchi subiti dai soliti noti e troll, tutte le chat resteranno chiuse» e «verranno riaperte a sorpresa per darvi modo di organizzarvi». 

In effetti, nelle ultime ore il gruppo più frequentato è stato reso inaccessibile agli esterni. Qualcuno invita a indossare le mascherine, altri a portare la bandiera italiana, altri ancora a «munirsi di fischietti e megafoni». Ma c’è anche chi, pur condividendo il principio dell’iniziativa, è preoccupato che «uscire» voglia dire «dare l‘opportunità alle forze dell’ordine» di «utilizzare violenza contro la popolazione», o che facinorosi siano «pagati apposta» per trasformare una manifestazione pacifica in sommossa: e in quel caso, si suggerisce, si darebbe «al potete dittatoriale la scusa perfetta per farci stare a casa fino a Natale».

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