Perché Conte ha paura di mollare i Servizi segreti. Cosa c'è dietro la strategia del premier

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Perché Conte ha paura di mollare i Servizi segreti. Cosa c'è dietro la strategia del premier

Fabrizio Cicchitto 
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A quanto pare il Copasir ha intenzione di ascoltare il presidente del Consiglio Conte e il ministro degli Esteri Di Maio sulle modalità con cui è avvenuta la liberazione dei pescatori e dei pescherecci rapiti o sequestrati dai battelli armati del generale Haftar. Secondo un’interpretazione in acque libiche, secondo un’altra in acque internazionali. A nostro avviso le conclusioni della vicenda presentano uno scarso interesse perché sono già abbastanza chiare. Il prezzo pagato con grande trasparenza è costituito dall’indubbia umiliazione a cui ci siamo sottoposti con l’esposizione del nostro presidente del Consiglio e del nostro ministro degli Esteri che hanno dovuto offrire la loro genuflessione al generale Haftar oramai a livello minimo della credibilità dopo tutti gli smacchi a cui è andato incontro pur avendo il sostegno della Russia e della Francia. 

 

Il prezzo pagato su questo terreno è altissimo e non credo che ci siano precedenti in materia. Sul terreno dei professionisti dell’intelligence l’Italia è così caduta molto in basso in classifica, non certo per colpa dell’Aise, ma per responsabilità di chi si intestardisce a voler direttamente guidare un settore, quello dei servizi, rispetto al quale non ha la benché minima professionalità (ma su questo gioco di Conte torneremo). L’unico interrogativo quindi riguarda l’eventuale impegno a liberare i quattro scafisti che abbiamo arrestato o la consegna di soldi. Sulla prima questione non vediamo come chicchessia possa essersi impegnato, perché non siamo né l’Egitto, né la Turchia e neanche la Polonia e l’Ungheria: in Italia la magistratura è del tutto autonoma (anzi, le sue correnti interne e i suoi singoli leaders sono del tutto autoreferenziali e casomai sono essi a intervenire sugli equilibri politici). Quanto al riscatto esso non sarà mai reso pubblico ed è giusto che sia così, perché non possiamo legarci anche questa mano. 

 

La riflessione, però, anche del Copasir deve andare molto indietro nel tempo. Una nazione presente storicamente nell’area come l’Italia non può sponsorizzare, sulla base delle indicazioni dell’Onu e dell’Unione Europea, una delle parti in causa, cioè il presidente Al-Serraj solo con le buone parole e magari qualche conferenza a Palermo: come minimo la diplomazia va combinata con finanziamenti e con forniture in armamenti. Ciò a maggior ragione se rifornisci di navi militari tecnologicamente assai significative quell’Egitto di Al-Sisi con il quale hai il contenzioso che tutti sanno, in primis l’assassinio di Giulio Regeni. Due ultime questioni. Il Copasir dovrebbe anche capire se è stata una scelta giusta, visto che disponiamo di navi militari, di elicotteri in grado di trasportare truppe armate, di un corpo specializzato e mobile come il Comsubin, quella di non intervenire subito evitando il sequestro visto che tutta la vicenda non si è svolta, come nel caso dei marò, nell’Oceano Indiano, ma nel Mediterraneo e che dovevamo fare i conti non con i turchi o i russi (che oggi comandano nella zona), ma con qualche barchino da quattro soldi. Se non ti fai valere con le buone, eventualmente con i soldi, e anche un po' con le cattive in quel mondo (quello dell’intelligence e quello costituito dal mondo arabo) perdi ogni credibilità e rischi di prendere anche altri schiaffi nel futuro. Comunque d’ora in avanti è bene che il prudentissimo ministro della Difesa Guerini faccia girare le nostre navi nel Mediterraneo possibilmente vicino anche ai nostri pescherecci. 

Un’ultima questione. Al di là di un gioco politico nel quale non vogliamo entrare Renzi ha 10.000 ragioni nel sostenere che Conte deve mollare il diretto controllo sui servizi, rispetto ai quali non ha né la professionalità né il tempo. A Conte sono concesse cose finora mai permesse a nessuno. Pensiamo cosa sarebbe accaduto se Berlusconi avesse voluto per sé il diretto controllo sui servizi. L’unica spiegazione di tutto ciò è che Conte vuole avere questo controllo per tre ragioni, una certamente difensiva. Quella difensiva è che evidentemente vuole avere la certezza che siano coperti e protetti aspetti che non vuol far conoscere della sua vita privata. La seconda ragione che evidentemente vuole incutere qualche timore specie ai suoi soci di governo. Tutto ciò non è affatto brillante, specie se si pensa che, in parallelo, tramite Arcuri egli ha anche il totale controllo su qualunque aspetto riguardante gli approvvigionamenti sanitari e anche, non si capisce proprio perché, sull’ex Ilva. La terza ragione deriva dall’autorizzazione a suo tempo da lui data al direttore del DIS Gennaro Vecchione perché desse tutti gli aiuti possibili e immaginabili anche utilizzando Aisi e Aise a Durham e Barr che stavano facendo per Trump contro indagini sul Russiagate avendo nel mirino i democratici e l’Fbi. Si ricorderà che Aisi e Aise fecero grandi ricerche su tal Mifsud, transitato per la Link University di Vincenzo Scotti. Evidentemente Trump divenne così affettuoso con «Giuseppi» per questa disponibilità che adesso col cambio di presidente diventa molto imbarazzante. Non vorremmo che a causa dei problemi familiari di Grillo, dell’incompetenza in materia dei grillini e della sostanziale viltà di Zingaretti non diventiamo una sorta di variante di una repubblica sudamericana.

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