Microsoft, Facebook, Google, Amazon, Yahoo e tutto il resto della compagnia non hanno ne' il potere ne' il diritto di identificate e/o di censurare nessuno

 





La sorveglianza aziendale di Google e Facebook incompatibile con i diritti umani

Duro atto di accusa di Amnesty International contro i big tech, responsabili di violare diritti fondamentali come la privacy con il loro modello di capitalismo della sorveglianza

La sorveglianza aziendale di Google e Facebook incompatibile con i diritti umani

Quella esercitata da Facebook e Google è un'attività di sorveglianza capillare su miliardi di persone che costituisce una minaccia sistemica e inaudita ai diritti umani. E' il duro atto di accusa di Amnesty International che, in un nuovo rapporto, chiede la trasformazione radicale del modello di business dei colossi della tecnologia globale.

Internet, sottolinea il documento dell'associazione fondata da Peter Benenson, è diventato aspetto essenziale della vita quotidiana delle persone, in tutte le parti del mondo, con solo 5 grandi aziende tech che hanno assunto una posizione dominante nel mercato dei servizi web e digitali (i Big Five : Apple, Amazon, Google, Microsoft e Facebook).

In questo quadro, il ruolo della società di Mountain View, e di quella con a capo Mark Zuckerberg, acquista particolare rilevanza in ambiti che riguardano i diritti fondamentali degli individui.

Google e Facebook hanno reso più facile cercare e condividere informazioni, connettere e coinvolgere le persone, e partecipare al dibattito e alle vicende della comunità, contribuendo a creare una nuova dimensione globale di spazio pubblico.

Senonché, i servizi gratutiti offerti dalle loro piattaforme hanno come contropartita il costante e intrusivo monitoraggio degli utenti online e offline, grazie ai dispositivi mobili, e l'acquisizione massiccia di dati personali, sfruttati, con l'ausilio di sofisticati algoritmi, per ottenere enormi introiti pubblicitari.

«Il modello di business aziendale basato sulla sorveglianza costringe le persone a un patto Faustiano, in virtù del quale è permesso ai singoli di godere di diritti umani solo sottomettendosi a un sistema che ne prevede la violazione e l'abuso» - si legge in un significativo passaggio di “Surveillance Giants”.

Principalmente, è il diritto alla privacy a subire un attacco a un livello che non ha precedenti, come la lunga sequela di scandali su questo tema dimostra.

Ma l'attività pervasiva di sorveglianza dei giganti tech mette a rischio anche libertà di espressione e opinione, diritto all'uguaglianza e alla non discriminazione.

«Google e Facebook hanno intaccato e svuotato progressivamente la nostra privacy – è il commento di Kumi Naidoo, Segretario generale di Amnesty International. Siamo in trappola. O ci sottomettiamo al meccanismo della sorveglianza, nel quale i nostri dati sono usati come arma a scopi di condizionamento e manipolazione, o dobbiamo rinunciare ai benefici del mondo digitale». Ma questo aut aut non deve essere considerato accettabile e legittimato, secondo Amnesty, che esorta i governi a intervenire introducendo norme più incisive a protezione dei dati personali e a controllare il rispetto dei diritti umani da parte dei big tech.

Anche Google e Facebook, che respinge in modo deciso le critiche con una dichiarazione inclusa nello stesso rapporto, sono chiamati alle loro responsabilità. Perché, puntualizza Kumi Naidoo, «la tecnologia di Internet in sé non è incompatibile con i diritti delle persone ma lo è invece il modello di business scelto dai giganti tech».

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