Istituto di cyber sicurezza, che cos’è l’ente che divide i servizi segreti e mette sotto accusa Conte


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Istituto di cyber sicurezza, che cos’è l’ente che divide i servizi segreti e mette sotto accusa Conte

Voluto per dotare l’Italia di un organismo contro le minacce informatiche a imprese e pubblica amministrazione, è stato definito un «colpo di mano» del premier

Istituto di cyber sicurezza, che cos'è l'ente che divide i servizi segreti e mette sotto accusa Conte
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Liti all’interno della maggioranza, premier accusato di «colpi di mano», servizi segreti in contrasto tra loro. Tutto questo per la prospettata nascita del Centro nazionale di ricerca e sviluppo in cyber security o Istituto italiano di cyber sicurezza (Iic), previsto già nel 2017 con decreto dal governo Gentiloni, il cui scopo è dotare l’Italia di competenze e capacità industriali e scientifiche nel campo della sicurezza cibernetica e della protezione informatica. L’istituto in particolare «pianifica, elabora, sviluppa, promuove e supporta iniziative e progetti di innovazione tecnologica e programmi di ricerca riguardanti la sicurezza delle reti, dei sistemi e dei programmi informatici e dell’espletamento dei servizi informatici, in coerenza con la strategia nazionale di sicurezza cibernetica». Temi sempre più caldi, alla luce del crescente numero di azioni di spionaggio industriale e delle variegate forme di minacce informatiche contro imprese e pubblica amministrazione. E che ha trovato consenso sotto il profilo strategico, viste le iniziative prese già da altri Paesi in Europa in materia di «sovranità digitale». Ma che in Italia non riesce a trovare sbocco. Sotto accusa è la strada scelta per dare vita al nuovo istituto.

Giuseppe Conte per due volte, a inizio e a fine novembre, ha cercato infatti di inserire nella Manovra economica l’avvio dell’ente, ma senza successo. Prima dotandolo di 240 milioni fino al 2025, poi riducendone le risorse a 10 milioni per il solo 2021. Finché, accettato lo stralcio, in una terza versione della Finanziaria dell’Iic si è persa traccia. Ora la possibilità è che si prepari una legge o un decreto ad hoc, oppure un ulteriore emendamento alla Manovra economica. A inizio dicembre Conte ha inviato una lettera al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) per avere un «via libera» per l’istituzione dell’Iic. Ma il Pd (che da tempo lavora su una riforma generale dei Servizi) e Italia viva non sono stati d’accordo con le scelte via via fatte da Conte. Insieme a loro, fuori dalla maggioranza, anche Carlo Calenda di Azione che ha accusato Conte di voler «giocare a fare lo 007» e di «delirio di onnipotenza». «Un colpo di mano», è stato anche definito, come già accaduto la scorsa estate quando, nel decreto sullo stato di emergenza, era stata inserita una norma di modifica della legge del 2007 sulle attività dei servizi segreti, consentendo nomine altrimenti non realizzabili.

L’Iic nascerebbe come fondazione privata presieduta pro-tempore da Conte. Si tratterebbe di un’ulteriore tappa dopo il varo del Centro nazionale di valutazione (Cvcn) e del Centro nazionale di risposta alle minacce informatiche (Csirt). Membri fondatori del nuovo ente sono stati indicati inizialmente il premier, il Comitato interministeriale per la Sicurezza della Repubblica (Cisr), il ministro dell’Università e ricerca, con il coordinamento del Dis (Dipartimento informazioni per la sicurezza). A scegliere la maggioranza dei componenti del nuovo organismo dovrebbe essere il presidente del Consiglio su proposta del Cirs.

Il Dis è uno dei tre bracci dei servizi segreti italiani, oggi guidato da Gennaro Vecchione, confermato da Conte nel gennaio 2020. È stato lo stesso Vecchione a comunicare al Copasir il 19 novembre scorso lo stop dell’iter per varare l’Iic. Tanto l’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) quanto l’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) si son dette tuttavia non informate del progetto in atto, almeno fino alla comparsa del testo in Finanziaria. Il ruolo del Dis, di fatto, assorbirebbe alcune competenze di Aise e Aisi e questo ha sollevato malumori. A livello politico, anche il M5S, favorevole all’idea della nascita di un istituto per la cyber sicurezza, ha frenato poi sul merito del provvedimento. Infatti, l’organismo potrà stipulare accordi e contratti con enti privati, che possono a loro volta finanziarlo.

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