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Istituzioni allo sbando: all’incapacità del premier si aggiunge il silenzio assordante di Mattarella
Più passa il tempo, più il Governo Conte si rivela inadeguato per fronteggiare la crisi sanitaria, ed economica, dovuta al coronavirus. È una triste realtà quella che emerge quotidianamente dalle conferenze stampa e dai provvedimenti che si stanno facendo sempre più numerosi e sempre meno chiari. Il presidente del Consiglio è irresoluto, sembra soppesare ogni singola virgola dei decreti da varare e continua a rallentare un processo che deve essere per forza di cose agile e al tempo stesso rigoroso. Soprattutto di fronte a un’emergenza di questa portata che richiede una fermezza e una lucidità fuori dal comune. Doti che possiedono solo i veri leader. Come Churchill a cui Conte si è incautamente paragonato. Nelle ore buie, come insegna la storia, servono politici di razza che hanno il coraggio di scegliere e prendere per mano un’intera nazione. È la Politica nella sua più alta accezione.
Ed è proprio quella politica che nel corso degli anni è stata distrutta dal Movimento 5 Stelle. La forza di cui Giuseppe Conte, non va dimenticato, è espressione. Il M5s in passato aveva infatti raccontato per bocca di Beppe Grillo che chiunque, inclusa la casalinga di Voghera, avrebbe potuto aspirare a qualsiasi carica dal momento che sarebbe bastata la sola e nuda onestà per governare. E ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni ne è il tragico risultato, oltre che la logica conseguenza. Perché non c’è solo Conte a (non) governare. C’è anche un ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, a cui è sfuggita di mano la situazione delle carceri e che non sembra essersi reso conto di quel che sta accadendo tra evasioni, morti per overdose e violenze che stanno mettendo a dura prova l’ordine pubblico. Infine, c’è Rocco Casalino che sta gestendo in modo disastroso la comunicazione di Palazzo Chigi. Le fughe di notizie, le conferenze stampa a notte fonda e i messaggi pasticciati e confusi sono l’evidente testimonianza della sua insipienza.
E così torniamo al premier. A un’incapacità politica ormai acclarata, Conte somma una comunicazione debole. Le sue conferenze stampa e i suoi discorsi alla nazione non riescono mai a incidere. Sono degli interventi fragili il cui messaggio spesso si perde nei lunghi preamboli e nelle circonlocuzioni di sapore giuridico che li accompagnano. Anche i toni non sono propri di un leader che sta chiedendo all’Italia un sacrificio enorme. Una misura di portata storica viene comunicata con un tono piano da lezione universitaria, quasi fosse una misura ordinaria che non deve richiedere una particolare attenzione o che non deve ottenere risalto. Una comunicazione che fa trasparire l’assenza di chiarezza decisionale e che causa attriti con le regioni, ma anche confusione tra i cittadini che si sentono abbandonati. In uno scenario così tetro latita anche il presidente della Repubblica, uno degli artefici dell’esecutivo Conte-bis. Mattarella, eccetto un breve intervento, non ha mai fatto sentire la propria voce. Non si è rivolto agli italiani con un discorso degno di questo nome, capace di rassicurare e ricompattare un’Italia in preda al panico. Non ha fatto sentire la presenza delle istituzioni in una delle crisi più drammatiche della storia repubblicana. Il suo silenzio è assordante ed è l’immagine plastica di un Paese le cui istituzioni sono allo sbando.
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