estimonianza
Militare Base Nato guidò i camion con le bare: “Il tuo carico ormai fa parte di te, come se ti togliessero una parte di cuore”
La toccante lettera del caporale maggiore Tomaso Chessa in servizio a Solbiate Olona.
A pochi giorni dall’inizio della fase 2 e dalla voglia di tornare a una parvenza di normalità pubblichiamo la testimonianza di chi in questo periodo è stato al servizio della comunità che ha visto con i propri occhi la drammaticità di certi momenti.
E’ il messaggio pubblicato su Facebook domenica 3 maggio, poche ore prima dell’inizio della Fase 2 da Tomaso Chessa, 42 anni, originario della provincia di Sassari, caporal maggiore capo scelto in servizio alla caserma “Ugo Mara” di Solbiate Olona e che fa parte del Reggimento di supporto tattico e logistico del Corpo d’armata di reazione rapida della NATO in Italia con incarico di conduttore mezzi.
Nelle scorse settimane ha prestato servizio a Bergamo e guidato i camion che trasportavano le bare di chi ha perso la vita a causa del Covid-19.
La testimonianza
“E stasera termina la fase uno…. che dire? Forse la gente non si rende conto, non ha materialmente avuto il tempo di percepire la realtà! Io vi dico la mia, anche se sono cosciente di non rendere (per fortuna l’idea). Essere alla guida di un camion, una giornata qualunque dove il pensiero ti porta oltre la tua quotidianità. Tu guidi, scambi due chiacchiere con il collega alla parte opposta della cabina, ma quando per forza di cose, per un istante il silenzio rompe tua routine, il tuo pensiero si posa su di loro, realizzi che dentro quel camion non siamo in due, ma in sette…. cinque dei quali affrontano il loro ultimo viaggio… e si…. l’ultimo…. ti rendi conto di essere la persona sbagliata, o meglio, qualcuno doveva essere al posto tuo ma purtroppo non può… tocca a te…. ed è li che sentì addosso quella grande responsabilità, qualcosa che ti preme dentro, ogni buca, ogni avvallamento sembra una mancanza di rispetto nei loro confronti…
Poi arrivi lì alla fine del tuo viaggio, dove ti ritrovi ad abbandonare “il tuo carico”, oramai fa parte di te, come se ti togliessero una parte di cuore, ed è li che cerchi di capire l’identità del tuo compagno di viaggio… cosa difficilissima, delle otto persone che personalmente ho accompagnato, l’unico dei quali sono riuscito a risalite alla sua identità è il Signor Guerra classe 1938. Pagherei oro per conoscere tutti i parenti delle otto persone e potergli dire che nonostante il contesto non avrebbero potuto fare un viaggio migliore….
La cosa che mi dispiace di più, nonostante questo, amici e famigliari, continuano a non rendersi conto che tutto questo non è uno scherzo, la gente muore, chi non muore soffre, facile dire qua non siamo a Bergamo… Bene, abbiate la coscienza ed il buon senso di tutelare i nostri cari che hanno la fortuna di vivere in posti più sicure, ma non dimenticate che sbagliare è un attimo…
Spero un giorno di poter conoscere i cari dei miei compagni del loro ultimo viaggio, ma se così non fosse sappiano che ho messo l’anima!
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