Presidente Conte, ma non si accorge che non sta funzionando nulla?
Curva dei contagi che non scende, piano vaccini a rilento, incertezza nelle riaperture, zone rosse, Ristori in ritardo: l’impressione è che le cose non stiano andando benissimo.
Marzo 2020: esplode la pandemia di coronavirus, l’Italia è nella bufera. Siamo la prima nazione europea ad affrontare la tempesta perfetta del Covid 19, il nostro sistema sanitario viene colto alla sprovvista, il governo fa quel che può, ed ordina il lockdown. Una decisione estrema, clamorosa, coraggiosa, indispensabile: Conte ed i suoi ministri, dopo circa sei mesi dalla nascita del governo “Conte II” (nato, ricordiamocelo, da un clamoroso errore strategico di Matteo Salvini), si trovano di fronte alla prova della vita. Ed in un primo momento sembrano in grado di superarla. Passano i due mesi di lockdown, iniziano le prime aperture, si parte con la programmazione dell’estate e – sopratutto – della riapertura delle scuole. E dal quel momento, il governo inizia a sbagliare praticamente tutto.
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A partire dalle riaperture estive, che sono state il volano della seconda ondata. Passando per il caos delle riaperture delle scuole, per l’impreparazione nella gestione dei trasporti pubblici, del delirio dei tampomi e dei tracciamenti, saltati all’arrivo della seconda ondata che tutti avevano annunciato da mesi. Arrivando all’attualità: zone rosse nazionali, attività commerciali chiuse sotto Natale per evitare di far esplodere gli ospedali. E poi i posti letto in terapia intensiva che avrebbero dovuto esserci e non sono mai arrivati (almeno non tanti quanti ne erano stati dichiarati necessari), le assunzioni di medici ed infermieri. Per non parlare del fronte economici-sociale: le casse integrazioni pagate con mesi di ritardo, i ristori ancora non elargiti alle attività chiuse durante il periodo natalizio.
Un elenco che non è impietoso: le difficoltà di gestione di una fase del genere sono chiare a tutti. Nessuno si aspettava miracoli, la pandemia di coronavirus è un evento che passerà alla storia per la sua globalità e per le conseguenze che avrà nel breve, medio e lungo termine. Ma onestamente era lecito aspettarsi una risposta più organizzata, più pronta, meno improvvisata. Anche perchè l’impressione che gli italiani si stanno facendo con sempre maggiore evidenza è che l’unica cosa che veramente il governo è in grado di fare quando la pressione aumenta, è chiudere. Zone rosse e lockdown come soluzione a tutto. E nemmeno questo viene fatto in maniera lineare: oggi siamo tutti in zona gialla, domani torniamo in zona rossa, e fra tre giorni chissà. Siamo al 4 gennaio, le scuole dovrebbero riaprire il 7, ma ancora non è sicuro.
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E poi, i vaccini: la ministra Bellanova ha battuto i pugni sul tavolo denunciando l’inadeguatezza del sistema sanitario nazionale e la poca chiarezza del piano vaccini (scordando che il sistema sanitario nazionale è stato ridotto ai minimi termini anche con il contributo del suo leader di partito ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, ndr). Un grido di allarme giusto e condivisibile: dopo la retorica, ma anche le speranze del VaxDay, le vaccinazioni stanno procedendo a rilento. Ad oggi sono poco più di 114 mila le persone vaccinate in tutto il paese (e parliamo della prima somministrazione sulle due previste). Israele è ad un milione, gli Stati Uniti e la Cina ad oltre 4 milioni. In Europa il Regno Unito ha superato quota 800mila, la Germania (anche lei partita lentamente) ha comunque vaccinato più del doppio dei cittadini rispetto a noi. Il tutto, ed è importante sottolinearlo, a fronte di numeri drammatici: siamo il quinto paese al mondo per decessi, tra i primi dieci per numero di casi, e nonostante le chiusure l’indice Rt di contagio non accenna a calare in maniera significativa. Continuano a morire centinaia di morti al giorno, ed i nuovi positivi si contano quotidianamente a decine di migliaia. Questa è la realtà: ma il governo, nonostante le dichiarazioni, non sembra prenderne seriamente atto.
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