Assistenza all’estero: distribuiti aiuti per € 1.800.000
Alla data del 6 novembre, la Farnesina aveva distribuito alle sedi consolari circa un milione e ottocentomila euro dei 6 milioni resi disponibili dai Decreti “Cura Italia” e “Rilancio” per l’assistenza dei connazionali all’estero in difficoltà a causa del coronavirus.
Lo ha confermato il vice ministro degli esteri Marina Sereni che ieri, in commissione esteri, ha risposto all’interrogazione della deputata Fucsia Nissoli (Fi).
Spiegato come il Ministero degli Affari Esteri, all’indomani
dell’approvazione dei decreti, ha comunicato alle sedi come utilizzare i
soldi, Sereni ha specificato che i connazionali sono stati informati di
queste misure anche attraverso Comites e associazioni.
I decreti, ha ricordato il vice ministro, hanno introdotto una
“casistica allargata” di aiuti, che contempla “cinque nuove modalità di
impiego delle risorse che vanno ad aggiungersi alle misure ordinarie di
assistenza finanziaria per cittadini italiani all’estero indigenti o in
difficoltà”.
Le cinque nuove modalità sono “1) aiuti economici in favore di
connazionali titolari di piccole/micro imprese che abbiano subito un
danno dal blocco totale o dalla riduzione della propria attività a causa
delle restrizioni collegate alla pandemia; 2) bonus sussidio per il
rimpatrio in favore dei connazionali all’estero che decidano di
rientrare definitivamente in Italia; 3) stipula di convenzioni o
contratti con Enti e Istituti pubblici o privati al fine di fornire
adeguata assistenza sanitaria (visite mediche, tamponi, esami
sierologici, farmaci) ai connazionali in stato di necessità, colpiti da
Coronavirus o altre patologie.
La misura è destinata a chi non abbia accesso alla sanità privata e non possa contare su strutture sanitarie pubbliche in grado di offrire cure adeguate.
Queste convenzioni posso essere stipulate
anche per erogare sussidi sotto forma di buoni pasto o pacchi
alimentari nei casi in cui il connazionale e il rispettivo nucleo
familiare siano obbligati a rispettare la quarantena con isolamento
domiciliare; 4) sostegno all’apprendimento: al fine di garantire
l’accesso all’istruzione per i figli in età scolare di famiglie italiane
bisognose, nel caso in cui le istituzioni scolastiche locali abbiano
adottato la didattica a distanza, le Sedi diplomatico-consolari possono
erogare sussidi finalizzati all’acquisto di strumentazione informatica
quali PC, laptop, tablet, smartphone o comunque sistemi che consentano
la connessione a internet; 5) promozione di programmi di
riqualificazione professionale di cui possono giovarsi i connazionali
che, a causa della crisi da Coronavirus, abbiano perso il lavoro”.
Queste cinque misure si aggiungono “alle modalità di spesa ordinaria dei
fondi destinati all’assistenza ai connazionali in stato di indigenza o
di difficoltà”, che sono “i sussidi, normalmente destinati agli italiani
stabilmente residenti nella circoscrizione consolare, previo
accertamento del loro stato di indigenza; 2) i prestiti con promessa di
restituzione, destinati ai connazionali residenti in Italia e
temporaneamente all’estero e che si trovino in una situazione di
occasionale necessità; 3) i sussidi ai detenuti all’estero non
sufficientemente sostenuti dai familiari, qualora abbiano bisogno di
viveri, generi di prima necessità, acquisto di farmaci o altre spese
mediche; 4) i pacchi dono, contenenti prevalentemente generi alimentari e
distribuiti in occasione di festività quali quelle natalizie; 5) le
convenzioni con enti pubblici o privati per l’erogazione ai connazionali
di servizi sanitari generici, legali, geriatrici (convenzioni con case
di riposo), servizi di assistenza sociale e fornitura di beni di prima
necessità; 6) i contributi per le spese funebri o per rimpatri, anche
sanitari”.
Tornando ai 6 milioni di euro stanziati dai decreti “Cura Italia” e “Rilancio”, Sereni ha spiegato che “alle Sedi dei Paesi dell’America Settentrionale e Centrale sono andati 607.009 euro di questi fondi erogati su richiesta, ossia quasi il 34%.
Dei 4,2 milioni di euro residui, 480.225 euro, pari all’11,4% dei fondi complessivi residui, sono stati assegnati all’America Settentrionale e Centrale.
Nel dettaglio, 355.182 euro sono andati alle Sedi dell’America Centrale, mentre 125.043 euro alle Sedi dell’America Settentrionale.
In totale, alla rete
diplomatico-consolare in America Settentrionale e Centrale è stato
dunque assegnato oltre 1 milione di euro (oltre il 18 per cento di tutti
i fondi)”.
Quanto alla quota già erogata dagli uffici all’estero nel corso del
2020, Sereni ha aggiunto che “le Sedi delle reti canadese e statunitense
avevano speso, al 10 dicembre 2020, 52.978 euro in 44 interventi di
aiuto (contro i 18 interventi di aiuto del 2019), mentre le Sedi
centro-americane avevano speso, al 10 dicembre 2020, 287.920 euro in 466
distinti interventi di aiuto (contro i 146 dell’intero 2019)”.
Concludendo, il vice ministro ha ricordato che “questi fondi potranno
essere spesi anche nel corso del 2021” sostenendo infine che “i fondi
stanziati permetteranno quindi di sostenere anche nei prossimi mesi i
bisogni dei connazionali più colpiti da una pandemia che continua,
purtroppo, a mietere vittime e danni”.
Nella replica, Nissoli si è detta “soddisfatta della risposta del
Governo, assai precisa e dettagliata, al contrario della risposta,
molto più generica, fornita a seguito di un quesito relativo a norme
analoghe contenute nel decreto-legge Cura Italia”.
Al riguardo, la deputata ha segnalato “la necessità di fornire indicazioni chiare sull’accesso alle misure di sostegno ai nostri connazionali, che continuano a denunciare situazioni di grave disagio, elaborando misure sempre più mirate ed efficaci e predisponendo un’adeguata campagna comunicativa”.
(aise)
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