“A Wuhan test finanziato dagli Usa”: nuovo giallo sull’origine del Covid
Nei mesi scorsi erano uscite diverse indiscrezioni di fuoco riguardo il presunto coinvolgimento di una organizzazione no profit americana in alcuni esperimenti pericolosissimi svolti tra le mura dell’impenetrabile Wuhan Institute of Virology (WIV) di Wuhan. EcoHealth Alliance (EHA), una ong con sede a New York, avrebbe incassato lauti finanziamenti da enti o istituzioni del governo degli Stati Uniti. Denari che potrebbero essere stati utilizzati per dirottare ricerche scientifiche sui virus, tanto ambigue quanto pericolose, in laboratori situati al di fuori del territorio statunitense.
Nella lista – ed è questo ciò che conta – figurerebbe anche il famigerato WIV. E cioè la stessa struttura dalla quale, secondo una delle quattro ipotesi in merito all’origine del Sars-CoV-2, potrebbe essere fuoriuscito accidentalmente l’agente patogeno che ha messo il mondo in ginocchio. L’indiscrezione lanciata dai media è finita presto nel dimenticatoio. A distanza di qualche mese, ecco arrivare ulteriori sviluppi. In un articolo online pubblicato su Science si sottolinea come Washington abbia effettivamente finanziato, mediante l’intervento di un ente, proprio l‘Istituto di virologia di Wuhan.
Per quale motivo? Ovvio: al fine di effettuare non meglio specificati esperimenti. “Pur negando ancora una volta di aver contribuito a creare il virus che ha scatenato la pandemia di Covid, i National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti hanno rivelato in una lettera inviata ai repubblicani al Congresso Usa che gli esperimenti che l’ente ha finanziato attraverso un’organizzazione no profit con sede negli States nel 2018 e 2019 presso l’Istituto di virologia di Wuhan (Wiv) in Cina, hanno avuto il risultato inaspettato di creare un coronavirus più infettivo nei topi”, si legge nel pezzo incriminato.
Il giallo della lettera e il ruolo di Washington
A finanziare l’organizzazione no profit sarebbero stati niente meno che i National Institues of Health, mentre l’ong, non specificata, potrebbe rispondere proprio alla citata EHA. Il mistero sta tutto nella lettera misteriosa che i Nih avrebbero inviato ai repubblicani. Per quale motivo creare sospetti interni, prestando il fianco alla contro narrazione cinese? Ma, tornando alla rivelazione, a quale virus si fa riferimento? Il “coronavirus più infettivo nei topi” è per caso un lontano parente del Sars-CoV-2, poi uscito in qualche modo dal WIV?
Per rispondere a queste domande è necessario collegare i punti. Punti che rispondono a Nih, Anthony Fauci (immunologo statunitense nonché principale consigliere del presidente Joe Biden alla Casa Bianca) e il WIV. Partiamo dal ruolo di Washington. Dagli elementi emersi fino a questo momento, sarebbe scorretto incolpare gli Stati Uniti per la presunta creazione del Sars-CoV-2. È però correttissimo sottolineare il coinvolgimento dell’America nella realizzazione di un esperimento rischiosissimo realizzato in qualche stanza del laboratorio di Wuhan. Quale? Non è dato sapere. Secondo quello che si legge su Science, i Nih hanno affermato che l’organizzazione che deteneva la sovvenzione, cioè l’EHA, avrebbe mancato di segnalare immediatamente il risultato inatteso ottenuto all’agenzia, come richiesto dalle regole.
Esperimenti pericolosi
Non solo: un report recentemente pubblicato sui progressi di tale sovvenzione mostra poi che EcoHealth e l’Istituto di Wuhan hanno condotto esperimenti per modificare il virus che causa la sindrome respiratoria mediorientale (Mers), cosa che sta sollevando domande aggiuntive. Nella lettera i Nih puntualizzano che quando è stata esaminata la proposta di sovvenzione originale di EcoHealth si era stabilito che gli esperimenti proposti – progettati per capire se alcuni coronavirus di pipistrello avrebbero potuto infettare gli esseri umani – “non rientravano” nella fattispecie che implica il “cosiddetto guadagno di funzione (gain of function), cioè esperimenti che possono rendere i patogeni più pericolosi per l’uomo” (ne abbiamo parlato qui).
Allo stesso tempo, fa notare l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica, l’ente Usa ha sottolineato che tutti i virus studiati al WIV nell’ambito della sovvenzione erano “troppo distanti evolutivamente dal Sars-CoV-2” per essere stati trasformati in questo patogeno. Si tratta per i Nih di “virus che non potrebbero aver causato la pandemia di Covid-19. Qualsiasi affermazione contraria è dimostrabilmente falsa”, si legge in una nota dell’ente. Come ribadito da AdnKronos, i Nih hanno inviato la lettera del 20 ottobre al repubblicano James Comer, insieme a un rapporto finale sui progressi del grant dell’EcoHealth Alliance che Nih aveva finanziato e più tardi annullato su richiesta dell’allora presidente Donald Trump (in seguito è stato anche ripristinato, ma a condizioni che EcoHealth ha affermato di non poter rispettare).
L’ombra sull’ong Usa
Il rapporto descrive gli studi condotti al Wiv tra giugno 2018 e giugno 2019 su più recenti coronavirus di pipistrello. Alcuni di questi esperimenti hanno esaminato se le proteine spike di questi virus potessero, quando espresse in un coronavirus di pipistrello già noto chiamato Wiv1, legarsi al recettore cellulare umano in un modello murino. In un “esperimento limitato“, i topi infettati da una di queste chimere “si ammalarono più di quelli infettati dal coronavirus del pipistrello Wiv1.
“Come a volte accade nella scienza, questo è stato un risultato inaspettato”, riporta la lettera citata da Science, che è firmata da Lawrence Tabak, Principal Deputy Director dei Nih. L’ente Usa in origine, esaminando il progetto, aveva stabilito “che non si trattava di una ricerca che coinvolge ciò che chiama patogeni potenziati dal potenziale pandemico, perché né i nuovi coronavirus dei pipistrelli né il Wiv1 erano noti per infettare gli esseri umani”, afferma ancora la lettera.
Ma EcoHealth avrebbe dovuto informare immediatamente del risultato inatteso i Nih e l’ente avrebbe effettuato una “revisione secondaria” della ricerca, per vedere se era necessario rivalutarla o imporre nuove misure di biosicurezza. EcoHealth ha ora 5 giorni per inviare tutti i dati non pubblicati del progetto. Dal canto suo EcoHealth replica: “Questi dati sono stati riportati non appena ne siamo stati informati, nel nostro rapporto di aprile 2018. Nih ha rivisto quei dati e non ha indicato che fosse necessaria una revisione secondaria della nostra ricerca, infatti è stato consentito al finanziamento di procedere”.
Nessun commento:
Posta un commento