Christine Lagarde è stata condannata in Francia

 

Christine Lagarde è stata condannata in Francia

La direttrice del FMI era accusata di "negligenza" nella sua gestione – da ministro dell'Economia – del cosiddetto "affaire Tapie": la sentenza non prevede pena

(MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)

Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, è stata giudicata colpevole di “negligenza” nel processo cominciato lunedì scorso sulla sua gestione di un caso di frode finanziaria risalente a quasi dieci anni fa, quando era il ministro dell’Economia francese, conosciuto come “affaire Tapie”. Nonostante la condanna la Cour de Justice de la République – un tribunale speciale con sede a Parigi e con il compito di giudicare i casi di infrazioni commesse da ministri della Repubblica francese, che si è occupata del caso – ha ritenuto di non punire Lagarde né con la reclusione né con una multa: rischiava fino a un anno di carcere e 15mila euro di sanzione.

A giudicare Lagarde è stata una commissione composta da tre magistrati e da dodici parlamentari francesi – sei deputati e sei senatori. In breve, Lagarde è stata condannata per non avere fatto abbastanza, da ministro, per far valere le ragioni dello stato in una grossa e famosa contesa legale con l’imprenditore Bernard Tapie, e di aver speso centinaia di milioni di euro pubblici per un risarcimento che poteva essere evitato. Lagarde a questo punto potrebbe perdere il posto di direttrice del FMI: un portavoce del fondo ha detto di aspettarsi che il Consiglio esecutivo si riunisca a breve per valutare cosa fare. Lagarde era stata confermata come direttrice per un secondo mandato quest’anno.

Tapie, oltre alla sua attività da imprenditore, è stato anche Ministro delle città tra il 1992 e il 1993, durante la seconda presidenza di François Mitterrand. Fin dagli anni Settanta, era conosciuto come un imprenditore molto abile nel risollevare aziende sull’orlo della bancarotta: nel 1990 comprò dalla famiglia Dassler il 95 per cento dell’azienda tedesca di abbigliamento sportivo Adidas, che alla fine degli anni Ottanta stava attraversando molte difficoltà economiche. Spese 1,6 miliardi di franchi, l’equivalente di 360 milioni d’euro, grazie a un prestito della banca Crédit Lyonnais, allora controllata dallo stato francese. Tapie risollevò Adidas, spostando la produzione in Asia e assumendo testimonial come Madonna, e nel 1993 l’azienda cominciò di nuovo a ottenere profitti. Quando Tapie fu nominato ministro, Mitterrand gli chiese di vendere Adidas per evitare un conflitto d’interessi. Lui allora affidò la vendita della sua quota della società (allora scesa al 78 per cento) a Crédit Lyonnais, che la vendette nel febbraio del 1993 a una cordata di investitori guidata da Robert Louis-Dreyfus, per 2,1 miliardi di franchi (circa 440 milioni di euro). Una controllata di Crédit Lyonnais, SDBO, era tra gli investitori che comprarono Adidas, partecipando per il 19 per cento all’operazione.

Tapie scoprì solo dopo che Crédit Lyonnais aveva rappresentato sia la parte offerente che quella acquirente nella transazione. La banca nel 1994 vendette a Louis-Dreyfus la sua quota di Adidas, che ancora controllava tramite SDBO: Adidas in quel momento era valutata 2,6 miliardi di franchi (533 milioni di euro). Nello stesso periodo, Crédit Lyonnais stava per fallire, e fu salvata dallo stato attraverso una struttura pubblica appositamente creata, il Consortium de réalisation (CDR). Tapie, che voleva denunciare Crédit Lyonnais per la gestione della vendita di Adidas, portò in tribunale il CDR, in quanto responsabile delle finanze di Crédit Lyonnais. Dopo un processo durato dieci anni, nel 2005 la Corte d’Appello di Parigi condannò il CDR a pagare 135 milioni di euro a Tapie. Ma nel 2006 la Cassazione francese ribaltò la sentenza, ordinando alla Corte d’Appello di valutare di nuovo il caso: Tapie propose allora di creare un arbitraato, cioè un tribunale privato composto da giuristi indipendenti, creato per giudicare oggettivamente una contesa legale. La creazione di arbitrati in Francia è molto rara per casi che sono già passati attraverso la giustizia pubblica, ma nel 2007 l’allora ministro francese dell’Economia, Christine Lagarde, accettò la proposta di Tapie. Meno di un anno dopo, l’arbitrato decise che il CDR doveva pagare a Tapie 405 milioni di euro, per le irregolarità commesse da Crédit Lyonnais nella vendita di Adidas.

I 405 milioni che il CDR doveva dare a Tapie erano soldi pubblici, e la decisione di Lagarde di accettare l’arbitrato, e quella successiva di non contestarne la decisione sul risarcimento, furono molto criticate. Nel 2011 un gruppo di deputati chiese alla Cour de justice de la République di verificare il comportamento di Lagarde. Nello stesso anno emersero anche i rapporti tra Tapie e uno dei giudici dell’arbitrato, Pierre Estoup, considerato il più competente e influente del comitato che decise sul risarcimento. Tapie venne indagato dalla procura di Parigi, e accusato di frode organizzata. Dopo un percorso giudiziario abbastanza tortuoso, nel dicembre del 2015 la Corte d’Appello di Parigi ha condannato la società di Tapie a pagare 404 milioni di euro per l’arbitriato del 2008.

Lagarde era accusata di avere preso decisioni sbagliate quando accettò l’arbitrato e rinunciò a contestarne la decisione sul risarcimento in un tribunale pubblico. Dal processo è emerso che diverse agenzie statali diedero consigli opposti a Lagarde, che secondo la Cour de Justice de la République non consultò l’ufficio legale del proprio ministero, neanche informalmente. La commissione della corte che ha portato avanti l’indagine ha scritto che «le negligenze ripetute commesse in quell’occasione da un ministro con molta esperienza di contenziosi finanziari e della procedura d’arbitrato sono difficilmente spiegabili, se non con la volontà di imporre delle scelte fatte in precedenza». Secondo la stessa commissione, però, Lagarde non aveva legami particolari con Tapie, e ha ipotizzato esplicitamente che possa avere subito pressioni dal presidente della Repubblica di allora, Nicolas Sarkozy, e da altri suoi collaboratori, come il segretario generale dell’Eliseo Claude Guéant, il predecessore di Lagarde al ministero dell’Economia Jean-Louis Borloo e il suo direttore di gabinetto, Stéphane Richard.

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