IL DITTATORE FALLITO FA FINTA DI ESSERE UN GRANDE GIURISTA

 

Dopo il mea culpa Conte frena Di Maio sulla riforma della prescrizione

L’ex premier, dopo il dibattito scatenato dalle scuse su Uggetti, pubblica un post in cui spiega la linea dei grillini. Intanto prepara soluzioni alternative a quelle presentate da Cartabia. La giustizia rimane l’ultimo avamposto dei Cinque Stelle, indeboliti su tutti i fronti dopo quasi tre anni di governo

(AP Photo/Gregorio Borgia

Il clamore suscitato dalle scuse di Di Maio dopo l’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti e il gelo di una fetta di parlamentari e attivisti storici grillini hanno convinto l’ex premier Giuseppe Conte, ancora senza le vesti ufficiali del capo politico Cinque Stelle, a uscire con un lungo post per chiarire meglio lo spirito che guida il nuovo Movimento. «Garantiremo il massimo del rispetto alla dignità di ogni persona tenendo sempre fermo il massimo rigore nel pretendere rispetto delle istituzioni e dei più alti principi dell’etica pubblica e della trasparenza», ha scritto.

Secondo Conte, il dibattito scatenato dal mea culpa del ministro degli Esteri sta scivolando verso un grosso fraintendimento. Perché un conto è prendere le distanze dalla gogna mediatica verso indagati, imputati, condannati, un altro pensare che il M5S possa abbandonare principi e battaglie sulla giustizia che lo caratterizzano da sempre. La sintesi politica – spiega La Stampa – la offre con parole ancora più nette chi ha parlato con lui nelle ultime ore: «Basta giustizialismo mediatico, certo, ma questo non significa che il M5S cederà sulla prescrizione».

I margini per un compromesso potrebbero essere stretti, anche alla luce delle due proposte sulla prescrizione avanzate dalla commissione per la riforma del processo penale che la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha affidato all’ex presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi. I grillini sono insoddisfatti anche sulla parte dell’inappellabilità da parte del pm e su quella dell’azione penale affidata al Parlamento. Così si complica la strada per il governo di Mario Draghi, alle prese con la richiesta dall’Europa di accelerare i tempi della giustizia italiana. Senza riforma, i rubinetti del Recovery fund si chiuderebbero.

Conte e il M5S sarebbero disposti a spingersi fino a un certo punto della mediazione. L’avvocato ne ha parlato con la delegazione dei parlamentari prima del confronto con Cartabia. Le soluzioni possono essere diverse. Una potrebbe essere il “lodo Conte bis”, che fu usato per scongiurare la crisi con Matteo Renzi, prima della pandemia, e che prevede la sospensione della prescrizione dopo il primo grado solo in caso di assoluzione. Conte non intende rinnegare una sua idea ma allo stesso tempo ha offerto altre ipotesi. Una si ispira al modello tedesco che prevede formule risarcitorie. Per accelerare i tempi della giustizia bisogna intervenire prima con «meccanismi interni», usando corsie preferenziali, e tutti gli investimenti massicci in personale e modernizzazione tecnologica che sono stati già avviati. Poi, sostiene Conte, in caso di oggettiva compromissione dei tempi, si può offrire una riduzione della pena come avviene in Germania. L’obiettivo, confida l’ex premier, deve rimanere sempre quello di non arrivare alla prescrizione.

«Assicureremo il massimo impegno per realizzare le riforme già avviate» per un «sistema giustizia» più celere, più efficiente, ma anche più equo, ha scritto nel suo post sui social. «Ci faremo scrupolo di applicare tutti i principi costituzionali a partire dalla presunzione di innocenza e dal principio della durata ragionevole dei processi. Ma sia chiaro: la via maestra è realizzare un sistema che offra risposte chiare e certe alla domanda di giustizia, non scorciatoie nel segno della “denegata giustizia”».

La giustizia rimane l’ultimo avamposto dei Cinque Stelle, indeboliti su tutti i fronti dopo quasi tre anni di governo. Se crollasse anche il bastione della giustizia, è la convinzione di tutti i grillini, sarebbe la fine. Per questo, scrive l’ex premier, il processo di maturazione che è in corso nel Movimento non deve trarre in inganno: «Riconoscere come errori alcuni toni e i metodi usati nel passato, come ha fatto Di Maio, vuol dire dare un segnale di questa maturazione». Ma «rimarrà deluso chi pensa che il nuovo Movimento possa venire meno a queste convinzioni o pensa di strumentalizzare questo percorso».

Conte chiede che da ora in poi ogni battaglia grillina poggi sulle basi di una «cultura giuridica solida e matura», che non può prescindere dai «principi di legalità e dal valore dell’etica pubblica». E fa un esempio dicendo che non è «tollerabile» quanto detto dal sottosegretario leghista al Tesoro Claudio Durigon – che in un audio riportato da FanPage spiegava di essere tranquillo riguardo a un’indagine perché il generale della Guardia di Finanza che indaga sulla Lega è stato scelto dal partito. E ne chiede le dimissioni, non perché ci sia un reato, ma perché anche se fosse semplice millanteria denoterebbe «un’idea marcia delle istituzioni». Insomma, garantisti sì, ma fino a un certo punto.

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