Speranza ha fatto sparire i verbali di inizio pandemia: Sileri conferma i sospetti
Va bene che i saggi dicono: piuttosto che niente, meglio piuttosto. Ma dopo mesi di battaglie, accessi agli atti, ricorsi e controricorsi, la lettura dei verbali della task force sul coronavirus lascia ancora un po’ di amaro in bocca. Certo c’è la sorpresa per gli errori, le sottovalutazioni, l’assenza di tracciamento e di protocolli. Ma a colpire è forse il sospetto, in parte giustificato, che ancora non si sia detto proprio tutto. E che un pezzo di storia debba essere ancora scritto.
Un indizio arriva da Pierpaolo Sileri, ex viceministro della Salute, retrocesso a sottosegretario nel governo Draghi, anche lui presente a quelle riunioni svoltesi a Viale Lungotevere Ripa 1 tra il 22 gennaio il 21 febbraio. Nel commentare la pubblicazione dei verbali “segreti” la butta sulla minimizzazione. Robe tipo: “Si tratta di paginette raccolte non so da chi”, resoconti “sciatti”, documenti in cui “c’è scritto ben poco delle conversazioni che furono fatte in quella riunione”. Insomma: mancano un sacco di cose, l’estensore avrebbe fatto un lavoro da prima elementare e ancora non si sa neppure chi fosse la penna delegata a mettere per iscritto cosa successe in quelle stanze.
Che poi è in sostanza la stessa linea difensiva portata avanti dal ministero nell’ultimo anno. Prima ha negato i verbali al deputato di FdI, affermando che la task force fosse poco più di un “tavolo informale”. Niente di serio. Poi disse che le “minute” erano solo “resoconti riepilogativi”. Anche qui, niente di serio. E poi quando il deputato di Fratelli d’Italia ha presentato ricorso al Tar, il ministero della Trasparenza s’è opposto aggrappandosi ad ogni cavillo da azzeccagarbugli. La strategia: affermare che i verbali “non esistono” ma sono solo “resoconti informali”. I giudici però non hanno sentito ragioni, e infatti hanno condannato all’ostentazione dei dossier. Provocando l’ultimo disperato tentativo dell’avvocatura dello Stato: chiedere al Tar di cancellare i nomi dei partecipanti alle riunioni, visto che non li avrebbero “letti, approvati e sottoscritti”.
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Tutto inutile. I verbali oggi sono pubblici, anche se Bignami non si spiega per quale motivo abbiano deciso di caricarli sul sito del ministero invece di fornirli soltanto a chi aveva presentato ricorso. Mistero. Oppure “schizzofrenia”, come dice il deputato FdI. Anche perché ufficialmente il ministero non ha ammainato bandiera bianca. Anzi. Ricorrerà in appello impugnando la sentenza che l’ha costretta a ostentare i verbali perché la ritiene “esente da vizi”. Che senso ha? Se ormai sono pubblici, perché sprecare tempo (e risorse) in battaglie giudiziarie? E perché derubricarli a “paginette sciatte”, come fatto da Sileri, se per mesi il dicastero s’è opposto con le unghie e con i denti alla loro pubblicazione.
Alla fine c’è il rischio che qualcuno odori puzza di bruciato. E pensi che dietro si nasconda ancora dell’altro. Bignami si dice infatti “sorpreso e sconcertato” dalle dichiarazioni di Sileri. “Se quei verbali non contengono nulla di significativo – dice – ci chiediamo per quale motivo il suo ministero si è opposto alla loro diffusione costringendoci ad una dura e lunga battaglia giudiziale per consentire a tutti gli italiani di conoscerne il contenuto”. Aggiungiamo noi: come è possibile che di riunioni così importanti, in cui si decidono le sorti del Paese di fronte ad una pandemia, vi siano solo fogli “sciatti”? Dice infatti Francesco Lollobrigida, capogruppo Fdi alla Camera: qui c’è “uno sconcertante pressappochismo da parte di chi quelle conversazioni avrebbe dovuto trascriverle con la massima attenzione e meticolosità”. Ma soprattutto, aggiunge Bignami, quanto sta emergendo “sconcerta” perché se i verbali “non sono completi”, allora il ministero “dovrebbe dire cosa manca”. Insomma: occorre capire “quali sono le informazioni mancanti” cui Sileri fa riferimento. Non è che nei cassetti di Speranza si nasconde ancora dell’altro? “Se fosse vero quello – conclude Lollobrigida – sarebbe un fatto molto grave e allarmante”.
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