Una sola condanna a sei anni, assolti gli altri 22 imputati del processo per il crac di Banca Etruria. E' la sentenza di primo grado emessa dal tribuanle di Arezzo. Tra gli assolti l'ex presidente dell'ultimo cda della banca Lorenzo Rosi, Giovanni Inghirami, Laura Del Tongo e Natalino Guerrini, ex vice presidente. Nel gennaio del 2019 erano stati condannati con rito abbreviato altri quattro imputati tra cui l'ex presidente Giuseppe Fornasari e l'ex direttore generale Luca Bronchi, a due anni e 6 mesi l'ex vicepresidente Alfredo Berni e un anno e 6 mesi l'ex consigliere Rossano Soldini. Oggi l'unica condanna è stata inflitta al finanziere Alberto Rigotti, ex consigliere della banca.

Amare le reazioni dei risparmiatori. "Sto male ma era prevedibile che finisse così - dice uno di loro - non ho riavuto un soldo ma solo tanta sofferenza". I correntisti e gli investitori della Banca da anni seguono passo per passo l'iter giudiziario della vicenda e molti di loro hanno partecipato alle manifestazioni di protesta che hanno invaso le piazze italiane. Nel corso delle udienze c'è stataanche la testimonianza di Salvatore Maccarone, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). L'intervento del Fondo che avrebbe potuto cambiare le sorti dell'istituto di credito aretino, non si è mai concretizzato per la posizione assunta all'epoca dai commissari europei che considerarono questo intervento "aiuto di Stato".

"In Banca Etruria sono stati bruciati i risparmi di 35mila toscani, polverizzati 300 milioni di euro di obbligazioni e azioni, ma per questi giudici non c'è stato reato", scrive in una nota Letizia Giorgianni dell'associazione Vittime del Salvabanche. "Tutti assolti gli di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice - sottolinea - dal finanziamento allo Yacht Etruria, che ancora arrugginisce nel porto di Civitavecchia, al prestito Sacci, la più grossa delle sofferenze della fu Bpel, e alla San Carlo Borromeo, il resort del guru Armando Verdiglione, in questo immenso buco economico evidentemente secondo il collegio presieduto dal giudice Giovanni Fruganti e composto dai giudici Ada Grignani e Claudio Lara non c'è stato reato. Tutti assolti, tranne che il capro espiatorio".

I pm Lulia Maggiore e Angela Masiello avevano chiesto condanne da 1 anno a 6 anni e mezzo per i 24 imputati, uno dei quali deceduto la scorsa estate, accusati di bancarotta semplice o fraudolenta a seconda delle rispettive posizioni processuali. Tra gli indagati dirigenti e consiglieri dell'istituto di credito aretino. "Con questa sentenza l'impianto accusatorio è completamente caduto - ha detto il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi - aspettiamo di leggere le motivazioni ma è evidente che l'ipotesi di far ricorso in appello diventa plausibile. Del resto, questa sentenza si pone in contraddizione con quella precedente in seguito alle condanne comminate per bancarotta con il rito abbreviato".

"Ci sono persone che sono andate in dialisi, che hanno avuto infarti e ora si ritrovano con questa sentenza - ha aggiunto l'avvocato Riziero Angeletti, legale di parte civile per un comitato di azionisti - lo Stato resta latitante le persone continuano a soffrire. Valuteremo per l'appello".

Ovviamente di parere opposto l'avvocato Antonino Giunta, difensore dell'ex presidente Rosi: "Il tribunale ha smontato le accuse a carico di ex consiglieri e dirigenti dimostrando che la crisi di Banca Etruria è dipesa da altre cause esterne al loro ruolo. Le difese sono molto soddisfatte". E Gian Franco Ricci Albergotti, legale di un altro ex imputato oggi assolto, Piero Burzi, dice: "Questa sentenza dimostra che dirigenti e consiglieri non erano coinvolti così come si è voluto far pensare". Daniela Rossi, legale di Rigotti, l'unico condannato: "Le sentenze si rispettano. Per alcuni capi di imputazione il mio assistito è stato assolto. Ora vedremo con attenzione come è maturata la condanna è valuteremo per l'appello. Saranno fondamentali le motivazioni".